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Quaderno in redazione

Il volume 54/2025 è in corso di pubblicazione. Il volume 55, destinato a uscire nel corso del 2026, sarà un monografico.

Volume 54/2025 is currently being published. Volume 55, due to be published in 2026, will be a special issue.

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QF 55 (2026)
Governare la tecnica. Scienza giuridica e innovazione tecnologica (sec. XV-XX) Governing technology. Legal science and technological innovation (15th-20th centuries)

È possibile governare la tecnica con il diritto? Il diritto è esso stesso tecnica protesa a governare altre tecniche: definendo, distinguendo, misurando, ‘normando’, mira a regolare, a indirizzare, a fissare limiti, tutele, diritti, a stabilire ordine. La risposta, dunque, non può che essere positiva: la tecnica è attività umana e, come tutte la attività umane, può essere regolata, incoraggiata, orientata, vietata, resa obbligatoria. Il quadro però si complica, nel momento in cui lo sguardo si sposta su attori, beni, attività ed eventi concretamente immessi nei mutevoli scenari della storia: inventori, ingegnosi innovatori, artisti e scienziati, corporazioni, saperi e poteri, politici ed economici, pubblici e privati, confliggono e si accordano rivendicando autonomia, sfuggendo a gerarchie e fini predeterminati, a decisioni esclusivamente ‘poste dall’alto’. Se nel gioco delle interazioni storiche la primazia di un governo della tecnica affidato ‘alla legge’ svanisce, al pari dell’illusione scientista di innovazioni tecnologiche in grado di determinare, in solitudine, il progresso e la storia, resta tuttavia intatta la tensione del giuridico a incidere sulla messa in opera di artefatti e tecniche, a indirizzare la potenza e la violenza dei loro usi economici, politici e militari (cos’è lo ius in bello se non un tentativo di limitazione della tecnica?).

Senza porre alcuna enfasi sul tema del governo, movendo cioè da un’accezione realisticamente debole della potenza del diritto ma allo stesso tempo senza trascurarne l’apporto ‘creativo’, il Quaderno intende seguire nel suo primo affermarsi e nei suoi punti di svolta la tensione del giuridico a governare la tecnica, tentando di leggere congiuntamente e sinergicamente più storie consolidatesi in percorsi troppo spesso intesi come autonomi.

L’intreccio che lega invenzione della stampa a caratteri mobili, diritto d’autore e brevetti, non è riducibile entro lo spazio giuridico della tutela dell’inventore e, più tardi, dell’autore, ma pone, inevitabilmente, anche questioni di controllo, di indirizzo e di governo degli artefatti prodotti dalla nuova rivoluzionaria tecnica. A ridosso dell’invenzione della stampa, la legge veneziana del 1474, primo intervento in tema di «ingegnosi artificij», pone in stretta correlazione artefatto innovativo («non facto per avanti ne domini nostri»), utilità sociale e vantaggio per lo Stato («de non piccola utilità et beneficio al stado nostro»). Certo, nel momento in cui l’impatto della tecnologia sulla società diventa ancor più dirompente, la tensione a utilizzare, indirizzare, controllare, governare la tecnica si accresce all’inverosimile. Tra Otto e Novecento, ben oltre la prima rivoluzione industriale, la tecnica diviene strumento di organizzazione (e controllo) del territorio e dello spazio, affermazione di potenza e di conquista, strumento di civilizzazione, ed esige una regolamentazione speciale che frammenta e colora con venature pubblicistiche il diritto comune: ferrovie, telegrafi, elettrificazione, automatizzazione del lavoro non esigono soltanto forme nuove di amministrazione del sociale ma anche regole atte a disciplinare innovazioni che, rimpicciolendo il mondo, sovvertono le dimensioni spazio-temporali. Nelle ‘tempeste d’acciaio’ della Grande Guerra, nei bombardamenti strategici, già si annuncia il problema della ‘distruzione della vita’ che dominerà la Seconda guerra mondiale e sarà presenza incombente nel dibattito giuridico politico del secondo dopoguerra sulla proliferazione degli arsenali nucleari. Presto però, all’altezza della fine del Novecento, la tecnologia digitale e la globalizzazione sfideranno con maggior veemenza ‘il governo della tecnica’, minando il nesso tra comunità politica e spazio, esaltando il potere di controllo della tecnologia sull’intera società umana.

Oggi si teme che l’intelligenza artificiale possa, autogenerandosi, raggiungere una compiuta autodichia, segnando così, con il rovesciamento della questione del governo della tecnica, la radicale messa in dubbio dell’idea di diritto (e di tecnologia) come strumento di orientamento dei comportamenti umani. Uno scenario quest’ultimo collocato ben oltre la questione che il Quaderno intende affrontare, ben oltre – si può aggiungere – la storia fatta di scelte e decisioni umane. Attraverso l’angolo visuale offerto dalle tradizionali sezioni che lo contraddistinguono (l’approccio interdisciplinare di modelli e dimensioni, quello ordinante della dimensione giuridica, quello istituzionale e fattuale delle figure dell’esperienza),il Quaderno intende continuare a ‘fare storia’ considerando, senza pretesa di completezza, origini e ascesa di un problema giuridico ‘di governo’; una questione antica e, speriamo, destinata a rimanere ancora a lungo attuale.

Is it possible to govern technology with the law? Law is itself a technique aimed at governing other techniques (and technologies): by defining, distinguishing, measuring, ‘norming’, it aims to regulate, direct, set limits protections rights, and establish order. The answer, therefore, can only be positive: technology is a human activity, and, like all human activities, it can be regulated, encouraged, directed, forbidden, and made compulsory. However, the picture becomes more complicated as soon as we shift our gaze to the actors, goods, activities and events concretely immersed in the changing scenarios of history: inventors, ingenious innovators, artists and scientists, corporations, knowledge and powers (political and economic, public and private) conflict and come to an agreement, claiming autonomy, escaping predetermined hierarchies and goals as well as decisions exclusively ‘placed from above’. If in the game of historical interactions the primacy of a government of technology entrusted ‘to the law’ vanishes, as does the scientist illusion of technological innovations able to determine, alone, progress and history, the tension of the juridical knowledge to influence the implementation of artefacts and techniques, to direct the power and violence of their economic, political and military uses remains intact (what is the ius in bello if not an attempt to limit technology?).

The Quaderno intends to follow the early affirmation and turning points of the legal tension to ‘govern technology’, without placing any emphasis on the theme of governance, moving from a realistically weak understanding of the power of law but without neglecting its ‘creative’ contribution. The aim is to attempt to read jointly and in synergy several histories consolidated in paths which are too often understood as autonomous.

The intertwinement that links the invention of movable type printing, copyright and patents, cannot be reduced within the legal space of the protection of the inventor and, later, the author, but inevitably poses also questions of control, direction and governance of the artefacts produced by the new revolutionary technique. On the wake of the invention of printing, the Venetian law of 1474, the first intervention on the subject of ‘ingenious artifices’, closely correlates innovative artefact («non facto per avanti ne domini nostri»), social utility and benefit for the State («de non piccola utilità et beneficio al stado nostro»). Of course, at a time when the impact of technology on society becomes even more disruptive, the tension to use, direct, control and govern technology increases to an unbelievable degree. Between the nineteenth and twentieth centuries, well after the first industrial revolution, technology became an instrument of organisation (and control) of territory and space, a instrument of power and conquest, a tool of civilisation, and demanded special regulations that fragmented and coloured general law with publicist veins: railways, telegraphs, electrification, and the automation of work not only demanded new forms of social administration but also rules to regulate innovations that, by shrinking the world, subverted its space-time dimensions. In the ‘storms of steel’ of the Great War, in the strategic bombing, the problem of the ‘destruction of life’ was already announced, anticipating a theme which will characterise the Second World War and will be a looming presence in the post-World War II political-legal debate on the proliferation of nuclear arsenals. Soon after, however, at the height of the late 20th century, digital technology and globalisation will challenge more vehemently ‘the government of technology’, undermining the nexus between political community and space, and exalting technology's power of control over the whole of human society.

Today, it is feared that artificial intelligence may, by self-generating itself, achieve complete self-determination, thus marking, by turning upside down the question of the governance of technology, the radical questioning of the idea of law (and technology) as an instrument for guiding human behaviour. Such current developments, though, are placed far beyond the issue the Quaderno intends to address, far beyond - one might add - the history of human choices and decisions. Through the perspective offered by the traditional sections of the journal, namely the interdisciplinary approach of Modelli e dimensioni, the ordering approach of La dimensione giuridica, and the institutional and factual approach of the Figure dell’esperienza, the Quaderno intends to keep on ‘making history’ by considering, without any pretence to completeness, the origins and rise of a legal problem ‘of government’; a question that is ancient and, we hope, destined to remain relevant for a long time to come.